24 gennaio 2016

LE ANIME MORTE DI OSTIA

Non mi piacciono i commercianti come Pavel Ivanovič Čičikov. Non mi piacciono i Prefetti che dovrebbero combattere la mafia dentro le istituzioni che rappresentano quando invece preferiscono usare la violenza degli sgomberi verso i poveri. Prima la violenza dentro la pineta delle Acque Rosse, ora quella promessa dentro la Vittorio Emanuele, in futuro la violenza per terminare quanto già iniziato all'Idroscalo 6 anni fa. Non vediamo altrettanta fermezza verso beni, appalti e opere pubbliche in mano ancora ai faccendieri e ai malavitosi della politica. Lo scrittore russo Nikolaj Vasil'evič Gogol' descriveva queste situazioni due secoli fa, durante il suo soggiorno a Roma.
Erano i tempi del grande affare dei servi della gleba morti dopo l'ultimo censimento e per i quali i padroni continuavano a pagare il 'testatico' fino alla registrazione della morte nel successivo censimento. Le cosiddette 'anime morte' di cui un furbo commerciante si impossessa, comprandone i nominativi dai proprietari, liberati così dal pagare le tasse su di loro. Un furbo commerciante che poi si rivolge alle istituzioni dicendo di avere un elevato numero di servitori (fantasma). Un furbo commerciante che vuole usare quei nomi per ottenere l'assegnazione di terre concesse solo a chi poteva dimostrare di possedere un certo numero di servi della gleba.
Quante 'anime morte' ci sono ad Ostia? Gente nascosta nelle pinete, file interminabili presso la mensa della Caritas, senza tetto che popolano di notte le strade, profughi, migranti, Rom, Zingari, Italiani ed Europei. Poveri mantenuti poveri su cui qualcuno ha costruito le proprie ricchezze, come ci rivela Mafia Capitale. Poveri su cui ora qualcuno vuole costruire la propria carriera.
Ogni sgombero genera 'anime morte' che poi si ripresentano, sempre le stesse, nel successivo sgombero. Un continuo censimento dei poveri che però sono sempre gli stessi nel successivo censimento. Si pensa di risolvere la povertà 'delocalizzandola', formando un vuoto in cui inserire però il proprio generatore di ricchezza.
L'incapacità di ottenere una soluzione di un problema volutamente mal definito non può essere titolo di chi sostiene di rappresentare la legalità.