21 luglio 2018

OSTIA: IL MUNICIPIO CONTINUA A GESTIRE SPIAGGE NON SUE

Il chiosco Algida sulla spiaggia 'Aneme e Core'
(foto del 20 luglio 2018)
Il Municipio X di Roma Capitale concede a privati spiagge che non gli appartengono spendendo soldi pubblici. Dopo i fatti di Mafia Capitale sembrerebbe una barzelletta ed invece è tutto vero.
Si tratta del progetto "Centri estivi minori e giovani adulti con disabilità - anno 2018" (n. gara 7021357) approvato con determinazione dirigenziale n.631 del 10 aprile 2018 a firma del direttore della Direzione Socio Educativa del Municipio X, Luca Di Maio, e vistato dal direttore del Municipio, Nicola De Bernardini. Una meritevole iniziativa che, con 53mila euro, consentirà ai ragazzi meno fortunati di godersi spiaggia e mare (dal 18 giugno al 10 agosto), offrendo sollievo e sostegno alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano durante il periodo estivo. Domanda: tutto regolare?

Nel bando si legge che il servizio deve svolgersi su spiagge "individuate dal Municipio X" idonee ad accogliere i ragazzi con disabilità. Nessuno si è chiesto, visto che il Municipio X non ha in disponibilità alcuna spiaggia ad eccezione di quella di Castelporziano (inaccessibile ai diversamente abili), con quale criterio il Municipio X avrebbe individuato le spiagge e in che modo le avrebbe affidate ai vincitori del bando. Le offerte dovevano essere presentate entro il 30 aprile ma solo dopo l'aggiudicazione alla Cooperativa Sociale Futura e alla Cooperativa Presenza Sociale (a fine maggio), si sono svolti i sopralluoghi sulle spiagge "individuate dal Municipio X" per verificarne l'idoneità. Le spiagge sono state quelle dell'Hakuna Matata e dello stabilimento Village, entrambe in amministrazione giudiziaria e dunque non in disponibilità del Municipio ma messe, una parte, a disposizione del Municipio da parte dei rispettivi amministratori giudiziari (Donato Maria Pezzuto per l'Hakuna Matata; Angelo Enrico Oliva e Francesca Sebastiani per il Village).
Tutto ciò, si suppone, in virtù di un protocollo d'intesa del 2016 tra il Tribunale di Roma e la Pubblica Amministrazione, che prevede la possibilità da parte del Comune di Roma di "prendere in carico i beni immobili sin dalla fase del sequestro" senza aspettarne la confisca. Si capisce chiaramente la forzatura interpretativa di tale 'intesa' (non legge) compiuta dal Municipio che nel caso in questione non si è presa 'in carico' alcuna spiaggia ma ne ha utilizzate due per costruirci sopra un bando.

Il Municipio avrebbe potuto coinvolgere tutti gli stabilimenti balneari di Ostia e magari ottenere un diffuso consenso di partecipazione da parte dei concessionari (ci sono spiagge molto più belle delle due 'individuate') ma non l'ha fatto perchè in pratica ha un contenzioso amministrativo con ciascuno di essi. Allora avrebbe potuto attrezzare le spiagge di Castelporziano con camminamenti e zone d'ombra per i ragazzi, impiegando i soldi spesi per attrezzare invece la spiaggia per i cani ad Ostia ponente (un bando da 120mila euro). Nulla di tutto questo: la scelta politica, seguita da quella amministrativa, è stata quella di impiegare le spiagge in fase di sequestro usando l'appiglio del Protocollo d'Intesa con il Tribunale di Roma. Perchè allora non dirlo subito nel bando? Semplice, perchè solo il successivo sopralluogo, ad aggiudicazione avvenuta, ha potuto confermare (in funzione delle offerte ricevute e dei vincitori del bando) l'idoneità dei luoghi che hanno riservato non poche sorprese, con il rischio di non essere pronti per il 18 giugno.

La prima spiaggia che è stata 'individuata' è stata quella dello stabilimento 'Aneme e Core', sempre sotto l'amministrazione giudiziaria di Pezzuto, non resa disponibile "perché non c'è spazio". Allora il 12 giugno, a 6 giorni dall'inizio del servizio, i funzionari del Municipio si sono recati alla spiaggia dell'Hakuna Matata, che è risultata idonea. La sorpresa è venuta dal Village. Lo stesso giorno che i plichi della gara venivano aperti, l'11 maggio, la Guardia di Finanza chiudeva il Village per gravi violazioni avvenute sotto gli occhi di Oliva e Sebastiani (stipendi non pagati, scontrini non emessi, appropriazione indebita di denaro, etc., alla faccia della legalità!). Di corsa il sopralluogo allo stabilimento del Nauticlub Castelfusano (in contatto con Pezzuto), venerdì 15 giugno, per garantire il servizio il 18 giugno. Ma solo per una settimana perchè, dopo il sopralluogo del 28 giugno (avvenuto con previsione sui fatti giudiziari) e l'accertata idoneità, il Village verrà riaperto con una nuova gestione il 30 giugno e potrà ospitare i ragazzi.

Se non è chiaro con quale strumento normativo il Municipio abbia 'individuato' le spiagge sequestrate, molto più dubbio è il fatto di come sia stato scelto tra tutti gli stabilimenti proprio quello del Nauticlub. Fatto sta che il Municipio si è servito, pur avendo diverse alternative, di beni non in sua disponibilità (individuati anche tra i concessionari) senza alcuna trasparenza amministrativa, sia nell'avviso pubblico che negli atti successivi.
La regolarità amministrativa e contabile è  il primo passaggio che un bando pubblico richiede. Le risorse (beni mobili ed immobili) devono essere in disponibilità dell'ente appaltante. Diversamente, se non con pubbliche motivazioni autorizzate dagli organi di vigilanza, potrebbero esserci accordi sotto banco con chi, pubblico o privato, interviene a fornire le risorse mancanti. Le spiagge in questione non sono degli amministratori giudiziari, nè del Municipio e neppure dei vincitori del bando ma di tutti gli italiani e dunque non possono essere oggetto di affidamenti non autorizzati dagli organi di vigilanza. Si potrebbero p.es. anche creare situazioni relative a procedure non concorrenziali rispetto ad altri operatori dello stesso settore. Poichè però quello che è importante è che i ragazzi e le loro famiglie possano godere un'estate serena, non ci accaniremo sul fatto sopra narrato, seppure un dettagliato esposto verrà inviato all'ANAC e alla Guardia di Finanza.

Di certo però il Municipio, che è il primo organo di controllo amministrativo sulle spiagge, dovrà chiarire anche nei suoi confronti per il fatto di avere individuato quelle due spiagge:

1) se il chiosco Algida spuntato questi giorni sulla spiaggia dello stabilimento 'Aneme e Core' (quello che non aveva spazio per ospitare i ragazzi) sia stato regolarmente autorizzato
2) se il Village ha sanato gli abusi edilizi di quei locali dove il 22 luglio ospiterà un evento privato a pagamento, senza alcun 'fine sociale', di un'associazione ancora non costituitasi il cui presidente, Massimiliano Vender (PD) si è sempre schierato a difesa di Tassone, suo fraterno amico.

Tutte e due i chiarimenti sono necessari perchè le spiagge sequestrate non possono avere altro scopo se non quello di servire l'intera collettività fino alla eventuale confisca nel rispetto delle leggi, escludendo ogni forma di arricchimento o favoritismo a vantaggio del singolo.

14 luglio 2018

LA NORIMBERGA DI OSTIA. UDIENZA UNO: LIBERA (1/3)

OSTIA, MAFIA: LIBERA E IL 'DONCHISCIOTTI' DELLA SPIAGGIA

L'associazione Libera ha di fatto contribuito ad ostacolare ad Ostia, nel Municipio X di Roma Capitale, il processo di rinnovamento democratico dell'amministrazione locale. Lo ha fatto interferendo, volutamente o no, nello scontro politico tra PD e M5S dopo gli arresti di Nuova Alba (25 luglio 2013), durante gli sviluppi di Mafia Capitale (2 dicembre 2014) e perfino sotto la Commissione Prefettizia per la gestione straordinaria del Municipio, insediatasi a Ostia per fatti di mafia il 9 settembre 2015. Libera ha continuato di fatto a sostenere (senza mai denunciare nulla) i poteri politici, economici e imprenditoriali del PD, spesso posizionati (come indagini e sentenze hanno dimostrato) ai confini con la criminalità, anche dopo l'elezione di Virgina Raggi come Sindaco di Roma (19 giugno 2016) e l'elezione di Giuliana Di Pillo come Presidente del Municipio X (20 novembre 2017).
Libera ad Ostia, senza una sede, rappresentata solo da un ‘presidio, si è insediata su tre spiagge: il chiosco del Faber Beach, la spiaggia libera ex-Amanusa e lo stabilimento balneare Village (di cui per ora non anticiperemo nulla). A ciascuna delle tre ‘operazioni’ sarà dedicato un capitolo per evidenziare la gestione anticoncorrenziale di tali beni pubblici a Libera ‘riservati’ dalla Pubblica Amministrazione.
Da numerosi esposti presentati alle autorità competenti da LabUr, dal Comitato Civico 2013 nonchè in prima persona dal sottoscritto, è emerso quanto segue:

- l'arenile denominato Faber Beach, dal confine dello stabilimento Village fino all'omonimo chiosco compreso, è stato, con D.P.C.M. del 21 dicembre 1995, consegnato per scopi istituzionali al Ministero della Pubblica Istruzione che a sua volta lo ha affidato all'Istituto Tecnico Nautico 'Marcantonio Colonna' e dunque non è mai stato di competenza della Regione Lazio, nè del Comune di Roma e tantomeno del Municipio X (ex Circoscrizione XIII) (1)
- l'arenile della spiaggia libera ex-Amanusa, come tutte le altre spiagge libere di Ostia, non poteva esser dato in concessione all'ente concedente e dunque non è mai stato in concessione al Comune di Roma risultando pertanto illegittimi tutti i bandi e le conseguenti aggiudicazioni degli affidamenti che dal 1999 in poi sono stati fatti per i servizi dedicati alla balneazione (compresi i famosi chioschi oggi in fase di abbattimento) (2).
Senza gli esposti sopra citati, nessuno se ne era accorto, neppure i vari Tribunali Civile, Penale e Amministrativo di Roma e Lazio. Neppure la Capitaneria di porto era mai intervenuta a riguardo. Eppure era tutto sotto gli occhi di tutti e ora tutti (Magistratura compresa) ne prendono atto. Era tutto noto anche a Libera nel momento in cui Libera ha preso possesso di quelle spiagge, come a breve dimostreremo. Altro che ricerca della ‘legalità’.

A Ostia dal 25 luglio 2013 (Operazione Nuova Alba) si era iniziato a parlare di mafia anche se le indagini condotte dalla Procura erano state recuperate dall'Operazione Anco Marzio del 4 novembre 2004.
A Ostia, mentre ferveva la discussione a livello nazionale ed europeo per le infrazioni dell’Italia sul rilascio, durata e proroga delle concessioni demaniali marittime, l'attenzione era tutta rivolta al fallimento del vecchio progetto di Alemanno noto come 'Waterfront', da trasformare con il nuovo sindaco Marino nel PUA (Piano di Utilizzazione degli Arenili).
Quale migliore occasione per il PD di azzerare tutte le concessioni chiamando mafiosi tutti i balneari e gli operatori nel relativo settore turistico, da Capocotta fino al Porto di Ostia?
A Ostia pertanto dal 25 luglio 2013 servivano dei professionisti dell’antimafia come Libera. Poco importava che il presidio locale di Libera, 'Giancarlo Siani', non avesse fatto nulla di concreto dal 2011 dopo gli omicidi di Baficchio e Sorcanera.
In quest'ottica (gli affari delle spiagge) Libera era l'arma migliore del PD locale per affiancare il neo eletto Andrea Tassone, presidente del Municipio X dal 10 giugno 2013, poi arrestato il 4 giugno 2015 e condannato a 5 anni in Mafia Capitale il 20 luglio 2017.

A Tassone e alla sua giunta (e dunque a Libera), per lo stesso scopo, il PD affiancherà:
- Federica Angeli (Repubblica) dall'11 ottobre 2013, data in cui fu convocata da Tassone presso il Municipio X dopo l'omicidio a Casalpalocco di Sesto Corvini;
- Alfonso Sabella (Magistrato) dall'11 dicembre 2014, data in cui, dopo gli arresti di Mafia Capitale, fu nominato dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino, Assessore alla Legalità (Sabella poi divenne dopo le dimissioni di Tassone del 18 marzo 2015, delegato all'esercizio sostitutivo delle funzioni amministrative di Presidente del Municipio Roma X, dal 29 aprile 2015 all'8 settembre 2015);
- la Rete Stand-Up coordinata da don Franco De Donno per la gestione del Faber Beach (che poi si staccherà da Libera prendendo un proprio percorso oggi concretizzatosi nella lista civica Laboratorio Civico X);
- la U.I.S.P. (Unione Italiana Sport Per tutti) dal 6 marzo 2014, data in cui presso il notaio di Roma Giovanni Todde (rep.2604, racc.1778) si è costituito un raggruppamento di imprese tra U.I.S.P., Libera e Le Grand Coureur (creata il 4 marzo 2014) per poter partecipare al bando delle spiagge avente il termine di presentazione delle offerte fissato per le ore 12.00 del 10 marzo 2014.

Nessuno di loro (compresa Libera) ha visto le malefatte di Tassone ma tutti hanno promosso Libera come modello di legalità per la gestione di spiagge che invece legali non erano.
In questa operazione e in diverse fasi hanno preso parte molti politici locali e non del PD (Andrea Storri, Giuseppe Sesa, Giovanni Zannola, Emanuela Droghei, Francesco D’Ausilio, Stefano Esposito, Matteo Orfini, Mirko Coratti, etc.), alcuni di SeL (Filippo Lange, Sandro Lorenzatti etc.) e dirigenti amministrativi del Comune di Roma come Claudio Saccotelli, direttore del Municipio X voluto da Tassone anche se con trascorsi imbarazzanti per le intercettazioni del 2004 (Operazione Anco Marzio) con personaggi di nuovo arrestati nel 2013 con l’Operazione Nuova Alba.
Qui di seguito le fasi dell'operazione 'Don Ciotti della Spiaggia'.

L’OPERAZIONE LIBERA-FABER BEACH (aprile-settembre 2014)
Dal 1995 l’area del Faber Beach (chiosco compreso) è stata consegnata al Ministero della Pubblica Istruzione. Avrebbe dovuto vigilare su questo, fino al 1999, la Capitaneria di porto, poi l’avrebbe dovuto fare la Regione Lazio con il Comune di Roma. Le vicende amministrative della spiaggia dicono altro.

Il 9 luglio 1998 la Capitaneria di Porto di Roma ha rilasciato in favore di Fabrizio Sinceri la Concessione Demaniale Marittima n. 169 del Registro Concessioni, per una superficie di mq. 19,20 in località Ostia-Lido Ponente, allo scopo di "mantenervi un chiosco bibite con la possibilità di depositarvi all'interno lettini e ombrelloni da poter noleggiare senza precludere l'arenile a chicchessia per la libera fruizione". In seguito, con atto n. 8/2001, l'allora competente Dipartimento IX Ufficio Demanio Marittimo, ha rilasciato la licenza di subingresso nella titolarità della Concessione Demaniale Marittima di cui sopra in favore della Faber Beach Srl che ha ricevuto, con atto n. 38/2003, il rinnovo della Concessione Demaniale n.169 per sei anni, dal 01 gennaio 2002 al 31 dicembre 2007.
Con atto n. 36/2009 (sulla base della Determinazione Dirigenziale 1759/2007, che autorizzava il subingresso della Lasi srl), è stato concesso il rinnovo della concessione demaniale marittima n. 38/2003 in favore della citata Lasi Srl per la durata di anni 6 dal 1 gennaio 2008 al 31 dicembre 2013. Infine, con licenza n. 4/2012, è stato concesso il subingresso nella titolarità della Concessione Demaniale Marittima n. 36/2009 (ex art. 46 del Codice della Navigazione), alla Silvio's Srl.

Con decreto del 22 ottobre 2013, emesso nell’ambito del procedimento penale n. 2967/12, il Tribunale Penale di Roma ha disposto il sequestro preventivo dello stabilimento nominando amministratore giudiziario Mauro Messina al fine di provvedere alla gestione dell'attività in nome e per conto della Silvio’s S.r.l., tutto concretizzatosi con i sigilli apposti al chiosco del Faber Beach il 31 ottobre 2013. Si trattava di bancarotta fraudolenta, non di mafia. Eppure dal 6 marzo 2014, quando l’Operazione Tramonto ha finito per smantellare il sistema imprenditoriale del clan Fasciani che comprendeva l’adiacente stabilimento balneare Village (già Faber Village), per ‘assonanza’ sono diventate mafiose anche le vicende del Faber Beach.

La Rete di associazioni chiamata Stand-Up, capitanata da Don Franco de Donno, con all’interno Libera, è stata subito coinvolta dall’amministratore giudiziario per “sostenere la ripresa economica della spiaggia libera e attrezzata, riempiendola di contenuti culturali e creando un nuovo modello di spiaggia”. Una manifesta irregolarità amministrativa (l’affidamento ad altri soggetti delle attività in concessione senza il necessario atto di autorizzazione, ai sensi dell’articolo 45bis del Codice della Navigazione) accompagnata da una completa ‘deregulation’ delle più elementari norme. Un esempio su tutti. Nelle giornate del 26 aprile 2014, 3 maggio 2014 e 10 maggio 2014 si tennero presso il chiosco manifestazioni definite "Esecuzioni Musicali e Trattenimenti Danzanti", dalle ore 19:00 alle ore 02.00 che provocarono la reazione dei residenti a causa dell’impatto acustico. A seguito di tali rimostranze, il Municipio X - Unità Organizzativa Ambiente Litorale (UOAL), dichiarò a mezzo stampa (Il Messaggero ed. Ostia, Martedì 13 Maggio 2014, pag. 35), che le feste del Faber Beach non avevano alcuna autorizzazione. La conferma avvenne dopo un esposto del 13 maggio 2014 e l’intervento in data 14 maggio dell'assessore municipale alle Politiche Sociali, Emanuela Droghei, che personalmente accompagnò gli organizzatori del Faber Beach presso gli uffici del Municipio. Solo in data 15 maggio l'amministratore giudiziario Mauro Messina protocollò presso il Municipio la richiesta per l’utilizzo del chiosco oltre le ore 19:00, come si legge nel seguente documento:

“Roma Capitale - Municipio Roma X Direzione Ambiente e Territorio, Uff. Demanio Marittimo
Al Sig. Mauro Messina Amministratore Giudiziario della soc. Silvio's L.mare P.Toscanelli, 199
prot. CO/59707 del 15 maggio 2014
Oggetto: autorizzazione per effettuare esecuzioni musicali e intrattenimenti danzanti

Vista l'istanza presentata presso l'Ufficio Demanio Marittimo del Municipio Roma X dal Sig. Mauro Messina, amministratore Giudiziario della soc. Silvio's srl, per l'attività di chiosco bar sito all'interno della spiaggia libera attrezzata denominata Faber Beach con prot.59282 dl 15.05.2014 per richiedere l'autorizzazione indicata in oggetto, si rilascia ai soli fini demaniali
NULLA OSTA
all'effettuazione degli intrattenimenti danzanti ed esecuzioni musicali per la stagione balneare 2014 presso la spiaggia libera attrezzata denominata Faber Beach sita in L.mare Paolo Toscanelli 199. La società in indirizzo dovrà munirsi preventivamente delle altre autorizzazioni ove previste. A titolo semplificativo, nulla osta per l'impianto acustico rilasciato dal Dipartimento Tutela Ambientale, nulla osta rilasciato dal Dipartimento Cultura e Spettacolo.
Il direttore - Paolo Cafaggi”

Dunque, un semplice 'nulla osta', non esaustivo di tutte le autorizzazioni necessarie che conferma la mancanza di ogni tipo di autorizzazione per gli eventi e le attività precedenti a quella data ma 'sufficiente' a salvare la faccia. Ad alimentare la confusione sul Faber Beach e sul suo ‘modello di gestione’ fu soprattutto Libera, con il suo Responsabile Nazionale per i Beni Confiscati, Davide Pati, in data 31 agosto 2014, davanti al dr. Renato Cortese, Capo della Squadra Mobile di Roma che aveva condotto nel 2013 l’Operazione Nuova Alba (stretto collaboratore di Giuseppe Pignatone, Procuratore Capo di Roma), in occasione dell’evento organizzato da Stand Up presso piazzale Magellano (‘Mafia e legalità ad Ostia’). Davide Pati affermò che il Faber Beach era stato confiscato, per poi correggersi (a seguito di richiesta di chiarimenti) e affermare che si trattava di una ‘confisca non definitiva’ un modo furbesco per non dire sequestro. Una confusione non tollerabile. La sottrazione temporanea del bene alla Silvio’s srl era in quel momento solo una misura preventiva (sequestro) e non, appunto, definitiva come la confisca che è una pena accessoria di cui si avvale il giudice dopo aver accertato un reato, dopo cioè l’avvenuta condanna. Parlare di ‘confisca non definitiva’ non aveva poi alcun senso perché al Faber Beach non si applicava neppure l’articolo 38 del Codice Antimafia in quanto il Faber Beach era stato sequestrato per bancarotta fraudolenta. Il Faber Beach non rientrava minimamente tra i beni assegnati all’Autorità Nazionale dei Beni Confiscati e Sequestrati ma era solo usata per ‘creare nuovi posti di lavoro’ con una illegittima assegnazione a una rete di associazioni scelta arbitrariamente. Tutto nella mistificazione di una operazione antimafia (lo stesso Mauro Messina, che si vantava di aver proposto questo nuovo ‘modello di gestione’ in accordo con l’Avvocatura Capitolina e la Procura di Roma, verrà smentito dall’avvocato Rodolfo Murra e dalla segreteria di Giuseppe Pignatone tramite due mail rese pubbliche).

E’ da precisare che, per contrasti interni, a gestire il Faber Beach, alla data dell’evento sopra indicato, era rimasta solo Libera in quanto il 25 giugno 2014 le altre associazioni di Stand Up erano uscite. Il ruolo dominante di Libera, che è solo una Associazione di Promozione Sociale (Legge 7 dicembre 2000, n. 383) nata per sostenere la legalità e che non può fare alcuna attività di gestione tantomeno di stabilimenti o chioschi, si è in seguito manifestato in una videointervista del Corriere della Sera (3) dove oltre a Mauro Messina, che dichiara di far guadagnare al Faber Beach 2.700-3.000 euro al giorno (!), si ascolta Ferdinando Secchi, coordinatore regionale di Libera per il Lazio (erroneamente indicato come Marco Genovese, nei sottotitoli del video) sostenere che al Faber Beach è tutto regolare (tanto che la spiaggia fu ribattezzata ‘Legalizebeach”). Forse non era stato ben informato.

L’estate del 2014 ad Ostia non è stata caratterizzata solo dalla gestione di Libera del Faber Beach. La prima estate dopo gli arresti di luglio 2013 ha visto schierare in campo eventi spesso tragicamente finiti nella illegalità, tra cui la pedonalizzazione del lungomare di Ostia (con rinvio a giudizio per Andrea Tassone e Claudio Saccotelli, rispettivamente presidente e direttore del Municipio X) o a completa gestione della politica locale (Tassone e D’Ausilio, entrambi PD, entrambi coinvolti in Mafia Capitale) come il ‘rave’ sulla spiaggia di Castelporziano ad agosto 2014 (4). Ogni evento pubblico del 2014 ha coinvolto Libera, neanche fosse il ‘bollino blu’ delle banane Chiquita.
A sponsorizzare Libera, il PD, Tassone e le loro iniziative troviamo sempre Repubblica, impegnata con la giornalista Federica Angeli a descrivere il tutto (perfino sui social network) (5) come esempio della ‘miglior amministrazione mai vista’ (Federica Angeli aveva ricevuto da Tassone l’8 marzo 2014 il premio municipale ‘Donna dell’anno’). Così mentre ciò andava in onda e Tassone veniva fotografato in ripetuti incontri con Buzzi (che la Procura di Roma ritiene appartenere ad una associazione mafiosa) tutta Ostia veniva definita mafiosa e Libera veniva schierata in campo come ‘modello di gestione’ delle spiagge.
 Il 3 dicembre 2014 viene sentenziata la bancarotta fraudolenta della Faber Beach srl e, di conseguenza, viene dissequestrato l’arenile (chiosco compreso). In data 8 aprile 2015 il Consorzio Nausicaa srl si aggiudica all’asta fallimentare, per un importo di euro 393.379,05, tutto il compendio immobiliare della Faber Beach srl, intendendo inclusa anche la concessione demaniale dell’arenile. Per poter operare nella stagione balneare 2015, che aveva inizio il 1 maggio 2015, il 20 aprile 2015 il Consorzio Nausicaa srl, in attesa di formalizzare l’acquisto avvenuto, chiede al Municipio X l’applicazione dell’articolo 45bis (affidamento ad altri soggetti delle attività in concessione, intendendo essere ancora la concessione della Faber Beach srl, in mano al nuovo curatore fallimentare, l’avv. Lorenza Dolfini).
Il 30 aprile 2015 il Municipio X emette la Determinazione Dirigenziale n.808 (prot. CO n.52002) che autorizza, ai sensi dell’articolo 45bis del Codice della Navigazione, al curatore fallimentare della Faber Beach srl, avv. Lorenza Dolfini, la gestione dell’arenile denominato Faber Beach, compreso tra lo stabilimento Village e quello Anema e Core (valutato in 3.000 mq). Il Municipio afferma, nella d.d., di essere il concessionario dell’area e di aver ricevuto in data 2 aprile 2015 relativa istanza dall’avv. Dolfini, definita “titolare della concessione demaniale n.36/09”, cioè quella della Silvio’s srl ma per il municipio tornata alla Faber Beach srl.
In data 14 maggio 2015, viene autorizzato l’atto di cessione dell’azienda Faber Beach srl a favore del Consorzio Nausicaa srl e la stipula avverrà il 25 maggio, motivo per cui il 26 maggio il Consorzio Nausicaa srl chiederà al Municipio X il subingresso alla concessione 36/09 della ex Faber Beach srl.

Ed ora il colpo di scena. Dopo mesi e mesi di non risposta, mentre il Consorzio Nausicaa srl, senza aver ricevuto autorizzazione al subingresso, opera presso l’arenile del Faber Beach, in data 19 aprile 2016 riceve da parte del Municipio X il diniego al subingresso nonché la revoca di quella parte della determinazione dirigenziale 846 del 2014 con cui la concessione della spiaggia era prorogata fino al 2020. Il motivo sostanziale del diniego è un capolavoro di burocrazia,
Sostiene il Municipio X e conferma prima il TAR e poi il Consiglio di Stato, che poiché la concessione rivendicata dal Consorzio Nausicaa srl è la 36/09 cioè quella della Faber Beach srl comprata all’asta fallimentare (pagando fino all’ultimo, con validità fino al 2020) in realtà non può considerarsi più valida perché prima la Lasi srl e poi la Silvio’s srl sono subentrate ad essa e poco importa che il giudice abbia confermato la bancarotta fraudolenta della Faber Beach srl e cioè la distrazione dei beni a favore di queste due società, perché seppur torna indietro alla Faber Beach srl il compendio immobiliare non torna indietro la concessione interrotta anche dal fallimento dichiarato nel 2012 della Faber Beach srl. Insomma, neppure importa che ad aprile di un anno prima il Municipio X abbia espresso parere completamente opposto (dd. 808/2015).
Delle tre motivazioni del diniego questa del difetto della titolarità è la più grave, anche se ci sarebbe da discutere per ore sulle altre due (richiesta di evidenza pubblica del subingresso e carenza dei requisiti di moralità).

E’ grave perché Mauro Messina e Libera hanno operato senza il 45bis (la legge regionale sull’evidenza pubblica per il subingresso non era ancora in vigore) e hanno operato fuori dalle norme autorizzative del Municipio come sopra dimostrato con un esempio. Tutto consentito dal contesto sociale (mafia) e politico (PD) in cui hanno operato: era l’antimafia del PD.

E’ grave perché il nostro esposto del 15 giugno 2017 avente per oggetto il D.P.C.M. del 21 dicembre 1995  era ampiamente noto al Comune di Roma proprio perché ‘correggeva’ le errate dichiarazioni rilasciate da Virginia Raggi e Domenico Vulpiani il 1° maggio alla riconsegna dell’area all'Istituto Tecnico Nautico 'Marcantonio Colonna' (venivano restituiti solo 1.000 mq invece dei 5.615 mq indicati).
Il TAR ed il Consiglio di Stato, i massimi livelli della giustizia amministrativa, non hanno neppure considerato questo fatto noto dai giornali ed inserito nelle previsioni del futuro Piano di Utilizzazione degli Arenili. Neanche il Comune di Roma lo ha segnalato nelle sue memorie. Se ciò fosse avvenuto sarebbe stato facile capire che tutte le discussioni sulla titolarità della concessione erano pretestuose perché il Comune di Roma non è mai stato concessionario di quell’area.
Ben se ne è guardata Libera e gli amministratori giudiziari a sottolineare la questione: entrambi hanno ampiamente ottenuto quello che volevano da quella spiaggia che di certo, dopo i fatti sopra narrati, non si può certo definire, amministrativamente parlando, ‘legale’. Non ha visto nulla Alfonso Sabella, non ha scritto una frase Repubblica con Federica Angeli, neppure sui social network. No: tutti hanno dileggiato il Consorzio Nausicaa srl spacciandolo per criminale. Addirittura la questione è stata trasformata da Libera in un caso politico tra PD e M5S e la presenza fisica di Don Ciotti sulla spiaggia del Faber Beach ha rafforzato la contrapposizione. Forse un prete dovrebbe fare il prete, un amministrativo dovrebbe leggersi le carte e un magistrato come Sabella dovrebbe stare attento alle sue estive esternazioni che contravvengono il codice deontologico. Sui giornalisti caliamo un velo pietoso: i loro scritti sono sempre più parziali e lontani dalla vera informazione.

In conclusione, ci hanno guadagnato tutti (Messina e la Dolfini sono stati regolarmente pagati, così come i giudici e i magistrati che hanno fatto ‘giustizia’ o la Capitaneria di porto che non si capisce cosa abbia controllato). A rimetterci neppure il Consorzio Nausicaa srl che si è visto restituire parte dei soldi o il Ministero della Pubblica Istruzione privato per 22 anni di un suo bene di cui però doveva garantire la manutenzione (e invece ha pagato la collettività). Gli unici che hanno pagato questa infamia sono stati i cittadini.
Allora ci chiediamo: il verbale di consegna dell’area dalla Regione Lazio al Ministero della Pubblica Istruzione, almeno quello, esiste?



1) identificato al nr.14 dell'elenco ex art.59 D.P.R. nr.616 del 24 luglio 1977, Capitaneria di porto di Roma - Regione Lazio (http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1996/06/12/096A3566/sg)
4) http://comitatocivico2013.blogspot.com/2014/07/ostia-la-spiaggia-libera-di.html
5) Nell’estate 2014 dalla sua pagina da facebook sono stati rimossi più post per ‘incitamento all’odio e alla violenza’ fino alla chiusura, per diversi giorni, della pagina stessa ad aprile 2015

7 luglio 2018

ATTACCO DI REPUBBLICA ALLA LEGA DI SALVINI

Il principale accusatore della Lega (per i famosi 49 milioni da restituire) è il neonato Gruppo Editoriale GEDI Spa (la scatoletta che controlla Espresso, Repubblica, La Stampa e il Secolo) soggetta all'attività di direzione e coordinamento di CIR Spa, a sua volta controllata dalla COFIDE Spa, holding finanziaria che fa capo ai tre figli di Carlo De Benedetti: Rodolfo, Marco ed Edoardo. Spieghiamo perchè e chiariamo da che pulpito arriva la predica.

IL CASO LEGA/PD SULL'APPROPRIAZIONE INDEBITA DEI RIMBORSI ELETTORALI
Il procedimento riguarda i rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega (che allora si chiamava Lega Nord) tra il 2008 e il 2010, utilizzati per spese personali. Lo scandalo era nato a marzo del 2012, quando Belsito (Tesoriere della Lega Nord) venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. La vicenda aveva portato alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario e alla sua condanna a 2 anni e 6 mesi (rieletto senatore il 4 marzo 2018 nel collegio di Varese). Francesco Belsito, era stato condannato a 4 anni e 10 mesi, sempre in primo grado.
La questione è analoga a quanto contestato a Luigi Lusi il 30 gennaio 2012, senatore indagato per aver sottratto parte dei rimborsi elettorali (25 milioni dal 2007 al 2011) in virtù del suo incarico di Tesoriere della Margherita, creando una contabilità parallela. Lusi, anche lui espulso, ha dichiarato che eseguiva gli 'ordini' tra cui quello dell'allora Presidente della Margherita Francesco Rutelli che gli avrebbe chiesto 120.000 euro da versare in favore di Matteo Renzi, all'epoca Sindaco di Firenze. La segretaria del tesoriere della Margheria, Francesca Fiore, ha confermato le importanti elargizioni a diversi esponenti, tra cui: Rutelli, Franceschini, Gentiloni, Letta, Bindi. Lusi è stato condannato in via definitiva a 7 anni e tutto è finito li. Anzi è stato condannato per calunnia nei confronti di Rutelli. L'avvocato di Rutelli era Alessandro Diddi, lo stesso di Salvatore Buzzi in Mafia Capitale.
Per Lega e Margherita/PD il periodo e l'accusa sono gli stessi. Solo che durante i governi Letta, Renzi, Gentiloni o con la Bindi all'antimafia (!) i giornali di sinistra tacquero e mai la Procura ha chiesto di recuperare dalle casse del PD i soldi dei rimborsi. Se è vero che la Margherita non è il PD non si capisce perchè la Lega di Salvini debba essere quella di Bossi. In ogni caso nessuno ha richiesto al PD i soldi ma tutti hanno atteso 5 anni per la condanna definitiva di Lusi. I beni provenienti dalla liquidazione della Margherita sono stati valutati pari a 6,5 milioni di euro e devoluti al Ministero delle Economia e delle Finanze, compresa la villa di Lusi in Canada, la villa in via Monserrato a Roma, la tenuta seicentesca a Genzano della 'Immobiliare Paradiso'. Alla Lega viene contestato l'uso improprio di tutti i 49 milioni dei rimborsi anche se sono contestati solo quelli di Belsito e Bossi e anche se ne sono stati recuperati già 3,5. Insomma due modalità differenti. Tra le altre cose, quanti beni della Margherita sono confluiti nel PD evitandone la confisca?

GLI STRILLI DEI GIORNALISTI DI REPUBBLICA CONTRO SALVINI
Repubblica si ritiene in modalità imbarazzante una testata che è da sempre 'presidio democratico' dell'informazione nel nostro Paese.
Carlo De Benedetti, tessera numero uno del PD e finanziatore di Repubblica (quando ancora dentro l'ex Gruppi Espresso), è stato estromesso di recente dai figli nel controllo della potenza di fuoco mediatico a disposizione del PD (nascita del Gruppo GEDI). Carlo De Benedetti, dopo la guerra di Segrate (1988), si spartì i pezzi della Mondadori con Berlusconi. Salvò il Gruppo Espresso dal fallimento, ma non regalò 80 miliardi di lire a Eugenio Scalfari perchè con quel denaro, più altri 360 miliardi andati a Carlo Caracciolo e ai soci storici, De Benedetti mise assieme un impero editoriale che comprendeva Mondadori, Espresso, Repubblica e diversi quotidiani locali.
Carlo De Benedetti ha lasciato della sua gestione molti guai.
Condannato per evasione fiscale, deve ringraziare Monica Mondardini (amministratore delegato della Cir) che a settembre 2017 ha patteggiato la pena con il pagamento di 175,3 milioni: un notevole sconto sulla condanna di 388,6 milioni. Insomma proprio una di quelle leggi che i giornalisti di GEDI (soprattutto di Repubblica) hanno combattuto per anni considerandole un incentivo all'evasione.
Sono gli stessi giornalisti che nulla dicono dell'altra tegola caduta sulla gestione Carlo De Benedetti e cioè quella girandola di fusioni (ultima delle quali con La Stampa) che ha portato a creare GEDI. Le variazioni di perimetro, secondo l' accusa, venivano sfruttate per cambiare anche i ruoli dei dirigenti. Circa 200 sono stati incentivati a scendere di un gradino per diventare quadro e talvolta anche poligrafico. In questa maniera potevano andare in cassa integrazione e poi essere prepensionati a spese dell'Inps. Si, quello presieduto da Tito Boeri (imposto da Renzi) che non si è accorto del danno all'ente per circa 30 milioni. Ricordiamo che Tito Boeri è stato direttore scientifico della Fondazione Rodolfo De Benedetti fino al 28 marzo 2015 quando fu chiamato da Renzi a guidare l'INPS.

CONCLUSIONI
Per nascondere tutto questo schifo di marca PD (ancora in essere) a Repubblica serve distogliere l'attenzione attaccando in nome e per conto del PD i guai della Lega, identici a quelli sottaciuti della Margherita. Due piccioni con una fava. Anche perchè nel frattempo l'Unità è fallita e la Lega è al Governo.