26 aprile 2018

OSTIA, UN NUOVO DEPISTAGGIO: IL SILENZIO DI REPUBBLICA SULL'APPELLO DI MAFIA CAPITALE

Dichiarazioni di Federica Angeli su
Andrea Tassone (PD) (15/03/2015)
Non vogliamo tornare sugli atti processuali o sulla sterile ma dovuta difesa degli avvocati dei condannati del PD nel processo di Mafia Capitale. Qualunque sia la decisione dell'appello rimangono 5 anni di indagini condotte dalla Procura di Roma che provano il marcio portato dentro la pubblica amministrazione. Quello che fa più rumore è il silenzio della stampa del PD, ormai ridotta ai minimi termini come il partito che da sempre protegge. Sembra quasi che p.es. per Repubblica il processo d'appello neppure ci sia. Tramite la sua giornalista di Ostia, Federica Angeli, Repubblica si è sperticata a difendere Andrea Tassone (PD) prima e durante le indagini, nonché durante il processo di primo grado (conclusosi con la condanna di Tassone a 5 anni): così attenta a scorgere di notte da un balcone la fisionomia dei 'responsabili' di una sparatoria per strada ma così distratta da non accorgersi delle frequentazioni di Tassone con Salvatore Buzzi (se quest'ultimo sarà condannato per mafia ci saranno da spiegare molte cose). Che ci sia stato un depistaggio condotto dal PD per salvare Tassone è sotto gli occhi di tutti ma che una giornalista abbia contribuito a ciò non è tollerabile. Nessuno di Repubblica, compresa la Angeli, segue più il processo d'appello di Mafia Capitale con la stessa costanza del processo di primo grado. Il post tratto da Facebook (e cancellato dall'autrice) fa capire molte cose. Era il 15 marzo del 2015. Tre giorni dopo (il 18 marzo 2015) il Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone, firmò gli
Dichiarazioni di Federica Angeli su
Andrea Tassone (PD) (24/03/2015)
gli arresti in carcere di Tassone, tecnicamente 'invalidati', con arguzia da parte del PD, dalle dimissioni di Tassone avvenute (casualità...) nello stesso giorno. Infatti solo il 4 giugno 2015 Tassone venne condotto agli arresti ma solo domiciliari proprio perché dimessosi dalla presidenza del Municipio Roma X. Quello che più colpisce è l'accanimento della giornalista verso un 'giovane assessore' del PD della giunta Tassone, risultato finora del tutto estraneo ai fatti, al quale è rivolto l'ultimo capoverso di questo delirante post divulgato  in modalità pubblica sui social network (non solo Facebook ma anche Twitter). Appena Tassone si dimise (18 marzo 2015) Federica Angeli scrisse il 24 marzo 2015 di 'aver saputo tutto dall'inizio'. Ora aspettiamo di vedere come andrà a finire.


NOTE
L'articolo citato nel post del 15 marzo 2015 è consultabile a questo collegamento.
La richiesta di arresto in carcere firmata da Giuseppe Pignatone il 18 marzo 2015 è qui di seguito riportata.




18 aprile 2018

OSTIA, MAFIA. I DISCORSI DI CLAUDIO SACCOTELLI CON FRANCO L’IRACHENO E SORCANERA (ANNO 2004)

Ostia, ripascimento spiagge ponente
Anno 2004, presidente della Circoscrizione XIII (oggi, Municipio Roma X, Ostia), Davide Bordoni (FI) con Paolo Orneli (PD) delegato per il litorale romano del Sindaco di Roma, Walter Veltroni (PD).

Presidente del Municipio, Claudio Saccotelli, direttore tecnico del Municipio, Cesare Tabacchiera.
Erano gli anni subito dopo l'inaugurazione del Porto turistico, che fece scomparire le spiagge libere lungo via dell'Idroscalo facendo aumentare localmente il fenomeno erosivo.
Erano gli anni di Angelo Bonelli (Verdi) , paladino della legalità, capogruppo Regionale. Erano gli anni di tanti politici ancora oggi sulla ribalta locale che si sbracciavano per assicurare un futuro ad Ostia ricco di soddisfazioni, sempre nel nome della legalità. Erano gli anni in cui Ostia aveva un proprio quotidiano (Il Giornale di Ostia) su cui scriveva anche Federica Angeli, passata a repubblica dal 1998.

Le seguenti intercettazioni sono estratte da atti processuali. Francesco Antonini è er Sorcanera, Faraj Sulaiman è Franco l’Iracheno.

08 gennaio 2004, ore 11,31
Claudio Saccotelli (C) chiama Faraj Sulaiman (F)

C: sono Claudio Saccotelli, buongiorno
F: buongiorno,buongiorno
C: tanti auguri, buon anno
F: grazie, anche a te, grazie…
C: dove stai di bello?
F: eh…sto venendo ad Ostia
C: bravo…quando puoi stare sul lungomare…lì all’altezza del tuo lotto?
F: guarda, roba de…10 minuti
C: dieci minuti?
F: si
C: allora guarda…lì adesso lui ti aspetterà…
F: si…
C: c’è l’ingegner Tabacchiera, con il direttore dei lavori del…dei chioschi lì…così vedete bene dove può essere posizionato ‘sto chiosco
F: va bene
C: così cominciamo subito i lavori
F: va bene, ti ringrazio tanto, poi ti vengo a trovare
C: va bene, allora tra dieci minuti tu stai lì più o meno?
F: si dieci minuti si…
C: Tabacchiera lo conosci tu?
F: uhm…
C: è uno coi baffi, ma tanto ti conosce lui
F: ah, va bene
C: va bene…loro già stanno lì, ti aspettano
F: grazie

23 giugno 2004, ore 10.39 in entrata utenza
Claudio Saccotelli (C) chiama Francesco Antonini (F)

C: chi è Franchino?
F: si
C: sono il direttore del municipio
F: Aho Buongiorno
C: Come stai? tutto bene? No il Direttore no, il Presidente...
C: aho, Saccottelli!
C: Saccottelli in persona... tutto bene?
F:- ahh bello come stai?
C: io bene si…era una telefonata di…de piacere e de informazioni perché c’avevo sto numero e non ero sicuro che eri tu… ora per sicurezza l’ho verificato e l’ho controllato…
F:- ehh…hai fatto bene

Così si annotava al tempo.
Dall’esame delle trascrizioni delle due intercettazioni traspaiono con evidenza, da una parte, modalità comportamentali proprie di un’usuale frequentazione del funzionario pubblico con gli associati e, dall’altra, la subordinazione del primo ai “desiderata” del suo interlocutore, che viene persino anticipato in ogni sua richiesta o desiderio; tale situazione, certamente inconsueta per come siamo abituati a vedere concretizzarsi l’abituale rapporto tra il cittadino ed un pubblico ufficio, appare frutto evidente del timore reverenziale ingenerato nel dipendente pubblico dal suo interlocutore in ragione dell’appartenenza di quest’ultimo ad una associazione di cui il primo conosce bene la temibilità per le ragioni che ha ampiamente illustrato (…) nelle sue dichiarazioni testimoniali... Alla luce quindi di una tale interpretazione non stupisce, ma ha una sua precisa giustificazione la condotta del Presidente della Circoscrizione XIII, in persona, che si preoccupa di telefonare per avvertire l’indagato, concessionario dello sfruttamento di un bene demaniale, che sul posto lo sta già aspettando un tecnico comunale per fornirgli utili indicazioni per decidere dove collocare e come costruire un chiosco in modo da iniziare immediatamente i lavori al fine di una pronta utilizzazione del manufatto”.

Non solo. Si trattava, in quel periodo, di gestire i chioschi bar disposti sul lungomare di Ostia che va da Piazza Scipione l’Africano al Porto turistico. Dalle indagini era emerso che tutte le concessioni ottenute da quei chioschi da parte della Circoscrizione XIII erano a firma proprio del presidente Claudio Saccotelli e che l'ex Direttore dell’ufficio tecnico della Circoscrizione XIII, il 5 febbraio 2000 aveva denunciato un’aggressione da lui subita all’interno degli Uffici comunali, riferendo che nella circostanza era stato colpito al volto tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari del locale ospedale. Dagli atti acquisiti presso il Commissariato di P.S. Ostia Lido, si era appurato che tale episodio era scaturito nell’ambito della vicenda relativa alle opere abusive costruite sul Lungomare Duca degli Abruzzi, altezza Piazzale Scipione l’Africano, che le autorità comunali avevano intenzione di demolire per far eseguire i lavori di ristrutturazione del Lungomare. L'ex direttore tecnico della Circoscrizione XIII non era stato con le mani in mano perché il 13 maggio 2002 aveva scritto al Prefetto, al Sindaco di Roma nonché alle Forze dell’Ordine locali, rappresentando che la ditta incaricata dei lavori di bonifica del Lungomare di Ostia Ponente aveva rinunciato all’incarico affidatole a causa di minacce ricevute.
Addirittura nelle intercettazioni compare anche la disputa sul ripascimento delle spiagge ad opera della pubblica amministrazione..

Veltroni, Orneli e Ileana Argentin (PD),
delegata per le politiche dell'Handicap, nel 2003 a Ostia
(spiaggia davanti alla ex colonia Vittorio Emanuele III)
15 agosto 2003, ore 00.37 
Conversazione tra Giovanni Galleoni (detto Baficchio) e Francesco Antonini (detto Franchino er Sorcanera). Entrambi sono stati uccisi nel 2011 presso via Forni. Il chiosco è quello presso il Porto turistico.
me stanno a buttà fori… se stanno a magnà tutto… non me fanno un cazzo, non m’hanno messo la sabbia… poi fanno i cosi per i disabili a Franco (Faray Sulaiman, alias “franco l’iracheno”) e a tutti gli altri a me non me fanno un cazzo mo tocca vedè a settembre sti cazzi de lavori che me devono fa, hai capito? …e poi quanno gli rode il culo?...che fanno?... se a quel bastardo gli rode il culo?...schiaccia un dito e me fa da due botte e amo risolto il problema e il chiosco chi sa chi cazzo se lo piglia…?

Nessuno ha fatto niente, tutto finito in una bolla di sapone, più di 10 anni fa. Solo nel 2013, dopo gli arresti dell'operazione Nuova Alba (26 luglio 2013, voluta dal nuovo procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone) si è riparlato di mafia ad Ostia. In sostanza, sono stati tirati fuori dai cassetti gli stessi nomi di 10 anni fa, arresti avvenuti a neanche un mese dall'elezione di Andrea Tassone (PD) come presidente del Municipio Roma X (poi condannato a 5 anni per Mafia Capitale). Un intreccio facile da sciogliere poi complicato dalle vicende di Mafia Capitale che hanno coinvolto il PD romano, lo stesso che per 10 anni, assieme alla sua consorteria, non aveva visto nulla ad Ostia.

7 aprile 2018

ALFONSO SABELLA CONDANNATO DALLA CORTE DEI CONTI PER LE TORTURE DI GENOVA

Fu «tortura», perpetrata su donne e uomini inermi, costretti a restare in “posizioni vessatorie”, abbandonati e feriti in “pozze di piscio, vomito e sangue”.
Lo ha  stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha riconosciuto a 61 persone recluse nella caserma di Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001, durante i giorni del G8 di Genova, il diritto ad essere risarcite dallo Stato italiano.
Quei giorni di Genova «hanno determinato un danno d’immagine che forse non ha pari nella storia della Repubblica».

A pagare 1 milione di euro è stato condannato il 6 aprile 2018 anche Alfonso Sabella, che nel 2001 era a Genova come capo dell'Ispettorato del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), organo che gestisce la complessa macchina carceraria.
Sabella, con un recente e discutibile passato ad Ostia, ora Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) a Napoli, avrebbe dovuto controllare e vigilare per evitare abusi. Tanto più in una situazione così inusuale, con una caserma trasformata di fatto in carcere. Sabella, secondo i giudici, «era necessariamente consapevole delle violenze commesse», quelle fisiche e quelle psichiche su persone inermi, minacciate di morte e di stupro.

Nel conteggiare il risarcimento dovuto allo Stato la Corte dei Conti non ha però inserito, neppure per Sabella, il danno d’immagine. Quello, continueremo a pagarlo tutti, cittadini e istituzioni italiane.
Eppure l'allora procuratore regionale della Corte dei Conti della Liguria, Ermete Bogetti, chiese che (in totale) i 28 imputati  dovessero rispondere della cifra complessiva di 12,4 milioni di euro, così suddivisa : 7,4 milioni di danno patrimoniale (ovvero i risarcimenti pagati dallo Stato alle 155 parti civili e di spese legali) e 5 per un danno all'immagine dell'amministrazione penitenziaria e dell'Italia.
Sabella, il cui comportamento fu definito «inadeguato e negligente», avrebbe dunque dovuto rispondere sia del danno patrimoniale (1.548.227,90 euro) che del danno d'immagine (2.160.946,28 euro). Pagherà solo 1 milione di euro.

Sconfortanti le parole di Bogetti: «In Italia abbiamo una legislazione talmente irragionevole che consente di punire come danno all’immagine della pubblica amministrazione il dipendente che va a pendere un caffè senza timbrare, mentre è impossibile farlo per fatti terribili e gravissimi come quelli del G8 di Genova»

Sconfortante anche il tentativo del PD di 'salvare' Sabella dalla condanna. Gentiloni aveva affidato il dossier Corte dei Conti al sottosegretario Maria Elena Boschi, che però ha finito per esporre il governo a una vera e propria figuraccia. Il 15 settembre 2017 dal cilindro della Boschi era nata infatti la nomina in Corte dei Conti di Sabella poi ritirata il 28 ottobre 2017 dopo lo scandalo mediatico generatosi. 

Ora Sabella, grazie sempre alla regia del PD, è diventato protagonista della fiction televisiva "Il cacciatore" su Rai 2.
E le torture di Genova? E l'articolo 27 della Costituzione? Per questo magistrato non è prevista alcuna sanzione disciplinare?