Fu «tortura», perpetrata su donne e uomini inermi, costretti a restare in “posizioni vessatorie”, abbandonati e feriti in “pozze di piscio, vomito e sangue”.
Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha riconosciuto a 61 persone recluse nella caserma di Bolzaneto tra il 20 e il 22 luglio 2001, durante i giorni del G8 di Genova, il diritto ad essere risarcite dallo Stato italiano.
Quei giorni di Genova «hanno determinato un danno d’immagine che forse non ha pari nella storia della Repubblica».
A pagare 1 milione di euro è stato condannato il 6 aprile 2018 anche Alfonso Sabella, che nel 2001 era a Genova come capo dell'Ispettorato del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), organo che gestisce la complessa macchina carceraria.
Sabella, con un recente e discutibile passato ad Ostia, ora Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) a Napoli, avrebbe dovuto controllare e vigilare per evitare abusi. Tanto più in una situazione così inusuale, con una caserma trasformata di fatto in carcere. Sabella, secondo i giudici, «era necessariamente consapevole delle violenze commesse», quelle fisiche e quelle psichiche su persone inermi, minacciate di morte e di stupro.
Nel conteggiare il risarcimento dovuto allo Stato la Corte dei Conti non ha però inserito, neppure per Sabella, il danno d’immagine. Quello, continueremo a pagarlo tutti, cittadini e istituzioni italiane.
Eppure l'allora procuratore regionale della Corte dei Conti della Liguria, Ermete Bogetti, chiese che (in totale) i 28 imputati dovessero rispondere della cifra complessiva di 12,4 milioni di euro, così suddivisa : 7,4 milioni di danno patrimoniale (ovvero i risarcimenti pagati dallo Stato alle 155 parti civili e di spese legali) e 5 per un danno all'immagine dell'amministrazione penitenziaria e dell'Italia.
Sabella, il cui comportamento fu definito «inadeguato e negligente», avrebbe dunque dovuto rispondere sia del danno patrimoniale (1.548.227,90 euro) che del danno d'immagine (2.160.946,28 euro). Pagherà solo 1 milione di euro.
Sconfortanti le parole di Bogetti: «In Italia abbiamo una legislazione talmente irragionevole che consente di punire come danno all’immagine della pubblica amministrazione il dipendente che va a pendere un caffè senza timbrare, mentre è impossibile farlo per fatti terribili e gravissimi come quelli del G8 di Genova»
Sconfortante anche il tentativo del PD di 'salvare' Sabella dalla condanna. Gentiloni aveva affidato il dossier Corte dei Conti al sottosegretario Maria Elena Boschi, che però ha finito per esporre il governo a una vera e propria figuraccia. Il 15 settembre 2017 dal cilindro della Boschi era nata infatti la nomina in Corte dei Conti di Sabella poi ritirata il 28 ottobre 2017 dopo lo scandalo mediatico generatosi.
Ora Sabella, grazie sempre alla regia del PD, è diventato protagonista della fiction televisiva "Il cacciatore" su Rai 2.
E le torture di Genova? E l'articolo 27 della Costituzione? Per questo magistrato non è prevista alcuna sanzione disciplinare?