2 agosto 2013

OSTIA E LA MALAVITA: UN ARTICOLO 'SCOMPARSO' DI REPUBBLICA

C'è un articolo di Repubblica del 28 luglio 2013 (pag.V della Cronaca di Roma) introvabile in formato elettronico su internet. Neppure nelle rassegne stampa. Il testo è molto pesante e lo riportiamo per intero, senza commenti. 

L'EMERGENZA CRIMINALITÀ 
Il retroscena 
I business e le coperture dei clan quell'indagine bloccata 10 anni fa. Avevano scoperto la cupola ma i detective furono rimossi. 
UN DÉJÀ vu. La parola fine alla mafia di Ostia poteva essere scritta 10 anni fa. Perché quei nomi e cognomi eccellenti della malavita, quei traffici di droga e quei giri di armi, quell'impero economico su cui stavano mettendo le mani i clan (e che venerdì sono stati sequestrati, si tratta di ristoranti, panetterie e stabilimenti), e che oggi compaiono nell'ordinanza per 416 bis, erano sotto la lente di un pool di investigatori a cui qualcuno recise le ali. Piero Fierro, agente pluridecorato della polizia di frontiera e Gaetano Pascale, eccellente investigatore della Narcotici alla Mobile, insieme ad altri cinque colleghi erano a un passo dalla verità. Ma qualcuno decise di stroncare la loro carriera, di metterli fuori dai giochi. E oggi i sette poliziotti sono in pensione, con cause per mobbing ancora aperte (seguite dall'avvocato Floriana De Donno) e procedimenti penali che li hanno trascinati da un giorno all'altro nella bufera, archiviati. Tutto cominciò all'indomani dell’omicidio Frau: era il 2002. Meglio, tre mesi prima dell’esecuzione dell’uomo, un calibro da novanta nella Banda della Magliana. Si era creato uno squilibrio nel narcotraffico a Ostia. Così partì l’operazione Maya, nata dalla scomparsa, per un fatto di lupara bianca, di Santo Caldarella, detto «u monaco» personaggio di spessore nella mala, imparentato con la famiglia Triassi. Lui fece affari su Ostia per conto dei Cuntrera- Caruana, gente i cui mandati di cattura sono firmati da Giovanni Falcone. In quegli anni a gestire il traffico di stupefacenti, esattamente come oggi, erano i clan Triassi-Fasciani, il vertice della cupola era Caldarella. Tra i suoi luogotenenti sul territorio c’era Paolo Frau, ammanicato con gente potente, come l’imprenditore Balini, e in stretto contatto con pregiudicati che da Ostia si erano trasferiti in Sudamerica. La squadra della Polaria, che lavorava in tandem con la sezione narcotici della Mobile, chiese di intercettare una serie di personaggi, tra cui appunto Frau. La mattina dell’omicidio il gip Blaiotta, per insufficienza di prove, rispose picche alla richiesta. Dopo l’esecuzione, avvenuta nel tardo pomeriggio, arrivò invece l’ok. Peccato che il soggetto da monitorare fosse già passato all’altro mondo. Il pool di investigatori non si perse d’animo e scoprì che la prima telefonata fatta dalla moglie di Frau era diretta a un pregiudicato in Costa Rica, Luigi Vit (citato nell'ordinanza del gip D’Alessandro, con tutti i dettagli scoperti proprio in quegli anni dalla squadra oggi in pensione). La magistratura accordò il permesso di andare in Costa Rica e Brasile: c’erano diversi pluripregiudicati di Ostia trapiantati lì. C’era Igor Simmi, considerato uno dei terminali in Costa Rica della droga che arrivava a Ostia e appunto il Vit che attualmente è ancora latitante. Ai superiori gerarchici dei poliziotti di Polaria e Mobile venne presentata un’informativa di 100 pagine in cui si spiegava tutta la filiera di società intestate a prestanome attraverso cui si riciclavano i soldi provento del narcotraffico. Ma qualche giorno prima della partenza, siamo a settembre del 2003, arrivò un esposto anonimo. L’esposto sosteneva che chi stava indagando su Ostia aveva sottratto alla polizia soldi per trasferte e straordinari notturni. Risultato: seduta stante i sette investigatori vennero sollevati dal'’indagine. Nessuno mai indagò su chi aveva mandato quella lettera. Mai. Le indagini erano concentrate sull'operato della squadra. Indagini che nel 2007 si conclusero con un nulla di fatto: nessuno di loro aveva mai toccato una lira. Ma nel frattempo il Viminale, per stare sicuro, li ha messi alla porta. E per dieci anni nessuno ha toccato Ostia e i suoi traffici mafiosi. La domanda allora è: perché qualcuno mise il bavaglio a quell'inchiesta? Alla luce dei risultati di oggi, a chi ha fatto veramente comodo voltarsi dall'altra parte? (federica angeli)

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