Il padre di Federica Angeli, 'megafono' della figlia |
LE FALSITA' DI FEDERICA ANGELI
Il Municipio X è stato commissariato per mafia nel 2015 a seguito di comportamenti criminali del suo ex-presidente, Andrea Tassone. Federica Angeli ha sostenuto per lungo tempo che Tassone rappresentasse "la miglior amministrazione mai vista", tanto da essere premiata da Tassone stesso come, a livello municipale (!) "donna dell'anno 2013". Negli ultimi 3 anni ha definito “mafioso”, sia sulle pagine di La Repubblica sia social network, chiunque rivelasse le malefatte dell'ex-presidente. Il primo ad esser definito tale è stato il sottoscritto, colpevole, secondo la tesi della Angeli, di aver scritto a Tassone più sms minacciosi ai fini di una “estorsione”. Così scriveva la giornalista di La Repubblica: <<Andrea Schiavone, con un sms dai toni decisamente inequivocabili - "O mi dai l'assessorato al turismo e cultura più due persone a me vicine o ti combino un casino" - aveva preso di mira il presidente del Municipio X, Andrea Tassone, eletto nel maggio 2013. E, manco a dirlo, inferno fu. Tassone, l'amministratore preso di mira, verrà diffamato e denigrato con insulti e intimidazioni gravissime, sparati attraverso i social network. La reazione del presidente del Municipio sarà però l'esatto contrario di ciò che i suoi detrattori si aspettavano: col messaggio ancora ben visibile sullo schermo del cellulare si reca dai Carabinieri, ignorando quanto gli era stato minacciosamente richiesto>>.
LA VERITA' DEGLI ATTI PROCESSUALI
Federica Angeli ha inventato tutto, diffamando gravemente il sottoscritto mentre difendeva le malefatte di Andrea Tassone. La verità la racconta addirittura il difensore di Tassone, l’avvocato Fabiana Liberati: "... in data 15 luglio 2013, Andrea Tassone, unitamente ai sigg. Emanuela Droghei e Andrea Storri (membri della giunta del Municipio X), sporgeva denuncia-querela presso la Legione Carabinieri Lazio - Stazione di Ostia, contro Andrea Schiavone, come singolo e nella veste di rappresentante di varie organizzazioni di carattere politico, sociale e culturale, per aver posto in essere condotte consistenti in attacchi personali ed affermazioni diffamatorie che, oltre ad offendere l'onore ed il decoro di Andrea Tassone, ne hanno leso l'immagine e la reputazione". Dunque, secondo lo stesso Tassone e il suo Avvocato, nessuna minaccia, nessuna estorsione, è stata posta in essere dal sottoscritto, a differenza di quanto sostenuto sempre da Federica Angeli. Tant’è che lo stesso PM, Luca Palamara, ha aperto le indagini nei miei confronti per "diffamazione" (art. 595 co.2 c.p.). Tale procedimento penale è stato poi riunito ad un'altra denuncia di Tassone nei miei confronti (sempre per diffamazione, in data 19 novembre 2013) dal PM Sergio Colaiocco, che ha chiesto l'archiviazione in data 29 gennaio 2015, a cui Tassone, Droghei e Storri, non si sono mai opposti. Neppure il testo del sms sopra citato è stato riportato con correttezza da Federica Angeli, che ne ha mischiati due, tra più di 20 sms scambiati tra me e Tassone, estrapolando pertanto solo ciò che le serviva per diffamarmi gravemente. Tassone ha avuto la correttezza, a differenza della Angeli, di riportare esattamente il nostro scambio via sms nella denuncia, che si presenta dunque identico a quello da me riportato nella denuncia da me fatta contro Tassone. Dunque, quanto asserito negli ultimi 3 anni da Federica Angeli è pura invenzione della stessa, con il chiaro intento di diffamarmi gravemente.
Premiata da Tassone (arrestato nell’inchiesta “mafia capitale” denominata “Mondo di mezzo”), consapevole frequentatrice per anni con la sua famiglia (per sua stessa ammissione) dello stabilimento balneare dei Fasciani (condannati per 416bis) con alcuni dei quali aveva rapporti di rispetto e stima (“la prima persona a cui Sabrina Fasciani ha scritto dal carcere, dopo l'arresto a luglio, sono stata io”) e a cui riconosceva un “codice d'onore vero”, indagata per stalking, molestie, calunnia e diffamazione dal 2014, viene sbugiardata dagli atti processuali che palesano così la sua violazione delle norme di legge e, ancora più grave per una giornalista, del codice deontologico, che obbliga ad attenersi alla verità dei fatti. Nonostante questo (o forse proprio per questo), è diventata lo strumento di quella parte del PD, capitanata dal Presidente del Partito Democratico, On. Matteo Orfini, e dal Sen. Stefano Esposito (Commissario del PD Municipio X), che vuole cancellare le tracce del PD nella mafia di Ostia.
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