24 agosto 2018

PD, ARANCINI E L'ACCOGLIENZA 'MAIALA'

Laganà e Angeli (14.08.2018)
Gli arancini (al maschile) a Catania li fanno con un ragù misto di vitello e maiale, lontani dalla vera tradizione che usa solo carne bovina. Lo conferma uno dei siti di cucina più importanti sul web.
Nell’Islam la carne di maiale è haram, proibita: lo dice esplicitamente il Corano (sura 5, Al Ma’ida, "la tavola imbandita").
E che ti fa il PD catanese di Enzo Bianco, ex sindaco trombato alle ultime elezioni, travolto dalla corruzione sui rifiuti e dal dissesto economico che hanno messo in ginocchio la città? Il 22 agosto 2018 porta gli arancini al sugo di maiale ai minori eritrei dalla Diciotti, quasi tutti musulmani.

A capitanare le truppe arancinate Giuseppina Maria Laganà, detta Nellina, residente a Catania, iscritta da sempre nel PD. Nel 2013 era già con Bianco nella Lista Primavera (16 voti) così come nel 2018 nella lista «Con Bianco per Catania» (22 voti). Amica di Federica Angeli (Repubblica, giornale che le ha dedicato molto spazio) ha rilasciato più di una dichiarazione imbarazzante alla stampa nell'euforia di una anticrociata arancinesca.
Gli eritrei non hanno ovviamente mangiato gli arancini. Se li sono pappati quelli del PD, abituati a queste burattinate come i picnic pro integrazione o le spaghettate antifasciste.
Enzo Bianco alla fine non ha accolto nessuno così come non diede a fine 2017 alcuna assistenza alle famiglie dei quartieri periferici della sua città costrette a dormire nella Cattedrale. A questo è ridotto un inutile PD.

10 agosto 2018

OSTIA, SUBURRA, IL PD E I CASAMONICA

Fa scandalo uno spot estivo e radiofonico che ricorda la testata ad Ostia di Roberto Spada ma non una serie televisiva (Suburra 2) girata ad Ostia che paga anche con soldi pubblici, per reclutare i figuranti sinti sul set,  Luciano Casamonica, nipote di Vittorio (ricordate il fastoso funerale di Cinecittà sulle note de 'Il Padrino'?). Fa scandalo pensare che la giunta M5S del Municipio X di Roma Capitale abbia commissionato lo spot ma non fa scandalo che il mondo radical chic del PD guadagni sulle fiction criminali girate a Roma e ad Ostia. Dietro Suburra, arrivata alla seconda edizione, c'è la Cattleya, la principale casa di produzione indipendente italiana che ha al suo attivo più di 70 film cinematografici e numerose serie televisive, tra cui le serie Romanzo Criminale e Gomorra. Di recente, il colosso britannico ITV, nell'ottica di espansione europea, ha acquisito la maggioranza delle quote della casa di produzione italiana fondata nel 1997 da Riccardo Tozzi che ne è il Presidente. L'assetto societario si completa con Giovanni Stabilini e Marco Chimenz, entrambi CEO, Francesca Longardi, responsabile del settore Sviluppo e produttrice, e Gina Gardini, produttrice, tutti più o meno legati al mondo del PD, quello radical chic che oggi va tanto di moda. Un esempio su tutti: la moglie di Riccardo Tozzi, Cristina Comencini, è la madre di Carlo Calenda, l'ex loquace e pariolino Ministro dello Sviluppo Economico del PD, anche lui con trascorsi cinematografici (a 11 anni, nello sceneggiato Cuore diretto dal nonno Luigi Comencini recitò la parte dello scolaretto Enrico Bottini).
Luciano Casamonica, 61 anni e piccoli reati alle spalle, che interpreterà anche una piccola parte in Suburra 2 come Lucky Luciano, uno del clan degli Anacleti (cioè i Casamonica), ha più volte preso le difese della sua famiglia sostenendo che "a Roma la Mafia non esiste", esattamente il contrario di quello che sostiene il PD che non si scandalizza della sua presenza.
Non si scandalizzano neppure i vari eroi antimafia allevati dal PD ad Ostia come Federica Angeli (Repubblica) o Alfonso Sabella (Magistrato), che sempre nelle fiction del PD radical chic sono finiti. Insomma un vero affare combattere la mafia e rappresentarne le gesta senza curarsi della minima coerenza.
Eppure la Cattleya già i suoi piccoli guai giudiziari li ha avuti sul set di Gomorra.

A febbraio 2018 il giudice monocratico di Torre Annunziata, Gabriella Ambrosino ha condannato a 6 mesi di reclusione per favoreggiamento personale, pena sospesa, il location manager che aveva indicato alla Cattleya la villa del boss Francesco Gallo, al Penniniello, divenuta nella fiction la residenza della famiglia Savastano. Insomma, una sorta di 'pizzo' pagato ad una famiglia di camorra di Torre Annunziata per girare "senza problemi" nel 2013 alcune scene della fortunata serie tv. Il processo potrebbe però avere ulteriori conseguenze proprio per i dirigenti della Cattleya. Infatti il giudice ha disposto l'invio in Procura degli atti delle testimonianze rese durante il processo da Maurizio Tini, Riccardo Tozzi e Giovanni Stabilini, che sono state contraddittorie e che potrebbero anche essere state "false". Tutti hanno negato di sapere che quella fosse una vera casa di un camorrista e, soprattutto, che uno dei loro dipendenti stava pagando il pizzo ai proprietari per evitare problemi alle riprese (nel frattempo la villa era stata sequestrata dal GIP e affidata a un amministratore giudiziario).
Proprio il location manager, condannato, ha raccontato di aver pagato il pizzo (5 mila euro) "con soldi della produzione, arrivati nelle mie mani da uno dei manager direttamente in una busta chiusa" e di aver "prelevato mille euro dal mio conto corrente per saldare l'intera cifra. E quei soldi mi sono stati restituiti regolarmente dalla produzione".
I soldi furono consegnati nelle mani di Raffaele Gallo, 'Zì Filuccio', padre del boss Francesco ('o Pisiello) che aveva incaricato la madre Annunziata De Simone direttamente durante un colloquio in carcere.

Nel caso di Ostia (e anche di Roma) la Cattleya sa benissimo chi è Luciano Casamonica ma siamo certi che non si tratta di un 'pizzo' per girare con tranquillità le scene che riguardano i Casamonica. Sicuramente la Cattleya, vicina al PD radical chic e monitorata dagli eroi antimafia di Ostia (Federica Angeli e Alfonso Sabella) avrà preso tutte le precauzioni possibili.

La Cattleya prende nome dall'omonimo genere di orchidee provenienti dalle foreste tropicali dell'America Centrale e del Sud, coltivate da William Cattley, ed è usata da Marcel Proust nella sua 'Sodoma e Gomorra' per raccontare come il farsettaio Jupien si offrì al barone di Charlus "sporgendo in fuori il sedere", con la stessa civetteria con cui una sensuale orchidea si apre al provvidenziale "calabrone".
Nomen est omen?